Prima donna nella storia a commentare la finale della nazionale, ma non esiste parità
Fonte: TGImprese
Non è la prima, neanche l'ultima notizia di una "prima donna che fa qualcosa" spacciata subito come manifesto del femminismo e della lotta di genere, quando in realtà la verità è un'altra. Katia Serra viene chiamata all'ultimo dalla RAI per imbarcarsi sul volo per Wembley, dove farà la commentatrice della tanto attesa finale di calcio degli Europei 2020. Non appena il suo post sull'accaduto diventa pubblico è già notizia ovunque: "Una voce femminile racconterà per la prima volta una finale degli azzurri". Ma la serata per i più attenti si dimostra diversa dalle aspettative: la Serra interviene con precisione e contenuti tecnici durante la telecronaca, molto spesso, però, le sue frasi vengono interrotte o offuscate dai commenti di Stefano Bizzotto, suo collega e partener dello staff televisivo. In un evento così sentito come una finale è lecito che l'entusiasmo ti procuri indiscrezione, ma fra i due quella che cerca i collegamenti con i commenti del collega è la Serra, mentre Bizzotto sembra costruirsi un monologo alquanto deludente. La Serra, bolognese, 48 anni, ex calciatrice azzurra, non è stata scelta dalla Rai in una presa di posizione ponderata, ma ha semplicemente sostituito Alberto Rimedio il quale poco prima della partita è risultato positivo al Covid. Parliamo quindi di una prima volta nella storia delle donne? Si. Parliamo di giustizia, meritocrazia e parità di genere però? Direi proprio di no. A dimostrarlo i commenti che la Serra ha dovuto subire dopo la partita: "parla poco", "ti prego stai muta", "devo ascoltare la finale senza audio", "la finale è commentata da una bella figa", "Incompetente", "voce gracchiante e inutile", "gallina", "zitta che porti sfiga", "cambia mestiere", "vai a commentare Masterchef sguattera".
E la cosa bella è che molti hanno notato il collega interromperla spesso, a testimoniarlo i tanti commenti sotto i post della Serra, ma nessuno ha giudicato il fatto in maniera discriminatoria. Ci si è invece convinti che se la interrompevano la colpa fosse sua e del suo modo di descrivere il gioco. Non ci voleva un esperto di calcio per capire che i suoi commenti erano davvero pertinenti e ricchi di contenuto tecnico, ma nonostante ciò di questo non si è parlato, solo di notizia al femminile, che negli ultimi tempi vende parecchio, e di quanto alla fine abbia avuto delle pecche. Per raggiungere la parità di diritti e di meritocrazia non dobbiamo concentrarci sulla notizia di una prima volta, ma dobbiamo giudicare se in quella prima volta vi è stata davvero la parità di cui tutti parliamo.
A cura di Vanessa Piccinini
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